Più di un decennio fa il mercato del pet food ha visto l’ingresso dei primi alimenti naturali. Si trattava di speciali umidi realizzati con criteri in parte trasferiti dall’industria alimentare umana a quella animale. Su Pet B2B di dicembre è pubblicata un’inchiesta di mercato su questo segmento.
Oggi il naturale ha maturato un’evoluzione tale da diventare una vera e propria galassia all’interno della mangimistica per cani e gatti, con al suo interno macrosegmenti, nicchie di varie dimensioni, trend che si impongono e mode che invece talvolta vengono rapidamente superate. Dall’area wet, l’offerta si è progressivamente estesa anche all’interno del comparto dry. Ma non mancano proposte sempre più particolari, che abbracciano le aree del fresco e del surgelato, del semiumido, ma anche del liofilizzato e del disidratato.
Ciò che ha reso possibile tanta varietà e ricchezza di soluzioni è la definizione stessa della categoria. Secondo la normativa Fediaf, unico criterio di regolamentazione attualmente vigente, il termine naturale va utilizzato solo per descrivere le sostanze nel pet food alle quali nulla viene aggiunto e che sono state sottoposte solamente a processi fisici per essere adatte alla produzione di alimenti per animali. Tali indicazioni lasciano un’ampia possibilità di interpretazione alle aziende produttrici, che così continuano a rinnovare e trasformare l’offerta a scaffale.
Questa tendenza oltretutto pare destinata a proseguire ancora per diverso tempo, dal momento che la quota di mercato sviluppata dal segmento naturale continua a crescere di pari passo con il riposizionamento dei consumi sulle fasce più alte, fenomeno che nemmeno l’emergenza ha saputo rallentare negli scorsi mesi. L’impressione in molti casi è che la salute del pet sia diventata ancora più importante nelle scelte di acquisto della clientela finale, generando un’ulteriore spinta ai consumi di alimenti naturali. Leggi l’articolo completo su Pet B2B di dicembre.
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