L’anno da poco trascorso ha riscontrato una polarizzazione delle vendite di prodotti per la guinzaglieria sulla fascia bassa e sugli articoli superpremium. Caratterizzato da un andamento discontinuo nei consumi per via della situazione legata all’emergenza sanitaria, il segmento ha sofferto soprattutto la riduzione delle visite della clientela nei negozi fisici e la concentrazione delle spese su beni di prima necessità, ma si presenta al 2021 con ottimismo, complici i buoni segnali del periodo natalizio e il rafforzamento del negoziato di vicinato. Sul numero di gennaio / febbraio di Pet B2B è pubblicato un focus su questo tema. La guinzaglieria storicamente è una categoria merceologica molto attrattiva negli store fisici.
Una shopping experience che consenta alla clientela finale di avere accesso a un assortimento completo, di toccare con mano i vari materiali e capire le differenze tra i vari modelli in esposizione, di provare sul cane o il gatto la vestibilità, è infatti sempre stata una delle principali necessità del pubblico per questo segmento. I punti vendita tradizionali, che per tradizione rappresentano il luogo di riferimento per questi articoli, hanno però purtroppo sofferto il clima di incertezza generale e la riduzione delle visite della clientela negli scorsi mesi.
Nonostante queste difficoltà, un dato rimane imprescindibile: il pubblico finale ha sempre bisogno di poter osservare di persona il colore, la fattura e le caratteristiche di un guinzaglio o di un collare, e di farlo indossare all’animale per vedere come veste. Pur di avere questa possibilità i consumatori sono disposti a rinunciare ai vantaggi sul costo del prodotto offerti dai siti di vendita online e questo è un aspetto non secondario, in quanto evita la pressione sui prezzi a cui sono soggette altre categorie merceologiche e permette di tutelare la marginalità. Leggi l’articolo completo su Pet B2B di gennaio / febbraio.