All’interno del numero di aprile di Pet B2B è pubblicata un’inchiesta sui mangimi per gatti sterilizzati, che rappresentano circa il 75% della popolazione dei gatti in Italia. Tuttavia nonostante tale incidenza, a oggi le vendite di prodotti specifici non coprono completamente la quota dei gatti sterilizzati.
Ne derivano ancora importanti opportunità di sviluppo sia per le aziende produttrici sia per il retail, che con questo genere di offerta hanno la possibilità di andare incontro alla domanda di un pubblico con esigenze ben definite e in costante aumento.
Anche per questo il segmento sta evolvendo con il lancio di nuove referenze ancora più specifiche. Sotto la macro-categoria degli alimenti per gatti sterilizzati si inseriscono vari tipo di soluzioni dedicate ai bisogni di una particolare razza, o di un pet con intolleranze o dei soggetti alimentati con una dieta priva di cereali.
Il mercato di questi prodotti si arricchisce dunque sulla base delle richieste dei pet parent, sempre più portati a informarsi in maniera approfondita e consapevole sul cambiamento degli equilibri e delle abitudini dell’animale, oltre che sulle soluzioni in grado di soddisfare il desiderio di adottare uno stile nutrizionale naturale e improntato al benessere.
Oltre alla domanda di varietà nell’offerta, da parte del pubblico finale si riscontra dunque una sempre maggiore attenzione alla salute e al benessere dell’animale. Il principale risvolto sul mercato di questo atteggiamento è la concentrazione dei consumi sull’offerta di fascia medio-alta. I pet parent prediligono infatti gli alimenti di posizionamento premium e superpremium per la dieta del proprio gatto, soprattutto nei primi mesi a seguito della sterilizzazione. In un secondo momento, l’esigenza di continuare a cambiare gusto nell’alimentazione del pet può portare in qualche caso a scegliere anche referenze di posizionamento inferiore.
Non manca infine, tra le leve di acquisto, anche il prezzo, che però si inserisce soltanto in terza battuta. In questo caso, emerge una forte attenzione alle promozioni del negoziante, della catena di fiducia, ma anche dei maggiori siti di vendite online, e, di conseguenza, una scarsa fedeltà al marchio. Tutto ciò comporta il bisogno (e l’opportunità) dei retailer tradizionali di affiancare costantemente il proprietario.
Hanno partecipato all’inchiesta Italian Way, Nutro, Natural Code e Thrive
Per leggere l’articolo clicca qui