I prodotti low grain rappresentano una nicchia del mercato pet food, ma negli ultimi anni le aziende produttrici che hanno a listino referenze di questo tipo stanno cercando di aumentare il numero di prodotti da proporre al retail. I mangimi che presentano una formulazione a basso contenuto di cereali, cresciuti all’ombra del più famoso grain free, rappresentano certamente un’opzione interessante sia per quanto riguarda la ricetta, bilanciata di tutti i nutrienti, sia per il prezzo che, se comparato ai prodotti privi di cereali, si presenta come più competitivo. Sul numero di dicembre, Pet B2B analizza il mercato di questo segmento, cercando di individuarne le prospettive di sviluppo future.
Nonostante le premesse positive il segmento fatica ancora ad imporsi sul mercato, in particolare non è ancora pienamente riconosciuto, almeno in parte, da molti consumatori. Quali sono le ragioni principali di questa problematica? Industria e retail sono piuttosto concordi nell’affermare che la scarsa consapevolezza del cliente e la poca chiarezza intorno al claim non aiutano il riconoscimento del valore del prodotto. Anche per il pet owner informato che si rivolge a questo tipo di claim, è più immediato comprendere il concetto di un mangime “privo” che “a ridotto contenuto” di cereali. A complicare la situazione è la mancanza di una normativa che indichi sotto quale soglia percentuale si possa ritenere un prodotto low grain. Le percentuali di inclusione dei cereali all’interno delle ricette che si presentano con questo claim oscillano tra il 5% e il 22%: una forbice piuttosto elevata. Per saperne di più leggi l’articolo completo sul numero di dicembre di Pet B2B.
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