Su Pet B2B di aprile è pubblicato uno speciale sull’acquariologia. Il biennio pandemico del 2020 e 2021, caratterizzato dall’incremento del numero di animali presenti nelle case che ha riguardato tutto il settore del pet care, ha trainato le vendite a valore e a volume anche nel mondo degli acquari e dei pesci. Secondo l’European Petfood Industry Federation (Fediaf), nel nostro Paese a fine 2021 c’erano 1,5 milioni di vasche, di cui il 90% rappresentato da versioni di acqua dolce e il 10% da quelle di acqua marina, per 30 milioni di pesci. Aipa – l’Associazione italiana piccoli animali, rielaborando i dati Euromonitor con quelli Iri riferiti alla Gdo, ha stimato che il segmento dei pesci ed acquari avrebbe raggiunto un valore complessivo di 30 milioni di euro, di cui 22 milioni circa di food e 8 milioni derivati dalla vendita di vasche e accessori.
l 2022, con il superamento dell’emergenza sanitaria e il ritorno alla vita pre pandemica, è stato caratterizzato da una contrazione delle vendite a volume, compensata solo in parte dall’aumento dei prezzi che ha limitato il calo a livello di fatturato; le stime parlano di una flessione tra il 5 e il 10% sul 2021. A parte la parentesi legata alla pandemia, era da diversi anni che questo ambito stava registrando una contrazione dei suoi numeri. Una delle ragioni principali è legata alla riduzione di punti vendita che propongono il vivo per gli alti costi di gestione; inoltre, nei pet shop tradizionali e negli store delle catene, i corner e gli scaffali con prodotti e accessori hanno spazi sempre più ridotti. Questa minore disponibilità di offerta ha comportato probabilmente anche un calo della domanda. Per saperne di più leggi l’articolo completo su Pet B2B di aprile.
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