Per limitare l’aumento dei prezzi della carne, a fine maggio il governo argentino ha imposto un divieto di 30 giorni su tutte le esportazioni di carne bovina dirette al di fuori del Sud America. Il Paese, che sta affondando un serio problema inflazionistico (l’inflazione annua si avvicina al 50%) con rischi di disordini interni, nel 2020, è stato il quinto esportatore di carne bovina al mondo, esportando oltre 700.000 tonnellate (di cui quasi il 70% dirette verso la Cina).
L’export ban della carne bovina argentina rischia di diventare uno degli ulteriori fattori di aumento dei costi delle materie prime su scala mondiale. Lo stop imposto dalle autorità di Buenos Aires potrebbe, infatti, indurre la Cina a compensare la domanda insoddisfatta rivolgendosi al Brasile e agli Stati Uniti. I negoziati tra l’industria della carne bovina e il governo di Buenos Aires, nel frattempo, sono già in corso e le autorità hanno lasciato intendere che, se verrà raggiunto un accordo sui prezzi, il divieto potrebbe essere ridotto.
Tuttavia c’è una diffusa speculazione che porta a ritenere al contrario che il divieto di esportazioni potrebbe essere prorogata, visto che in passato, in analoghe situazioni l’export ban, pur annunciato per tempi contenuti, si è poi prolungato per mesi. Se così fosse, un altro elemento di preoccupazione per l’intera catena delle forniture andrebbe ad aggiungersi a un quadro già pieno di incertezze.
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