Nel 2020 il mercato italiano del pet food è cresciuto del 4,2% rispetto al 2019, sviluppando un giro di affari superiore ai 2 miliardi di euro. In crescita anche i volumi (+2%). Ecco le prime indicazioni del Rapporto Assalco – Zoomark 2021. Il documento sarà presentato nella sua completezza in occasione della fiera Zoomark International, in calendario dal 10 al 12 novembre a BolognaFiere.
Secondo le rilevazioni di IRI, le vendite all’interno di pet shop, catene e grocery, hanno raggiunto i 2.257 milioni di euro per un totale di 626.600 tonnellate di alimenti venduti. A questi dati si aggiungono i risultati ottenuti dai format specializzati della grande distribuzione (86 punti vendita in totale per le insegne Amici di Casa Coop, PetStore Conad, Animali Che Passione, Joe Zampetti, Pet Elite – Selex e Ayoka – Vegè), considerati a parte nel rapporto. Il giro di affari all’interno di questo canale ha raggiunto i 34,3 milioni di euro (6.036 tonnellate). «Il 2020 ha confermato l’andamento positivo del mercato italiano pet food e pet care» ha dichiarato Gianmarco Ferrari, presidente di Assalco.
Per quanto riguarda i segmenti di prodotto, con una crescita del 5,9%, il cibo per gatti ha raggiunto quota 1,2 miliardi di euro, pari al 53,2% di tutta la categoria. Più contenuto l’incremento nelle vendite delle crocchette e degli alimenti umidi per cani, che si è attestato a un +2,3% per un valore di poco superiore al miliardo di euro. Il mercato dei mangimi per i piccoli animali da compagnia, invece, ha sviluppato un fatturato di circa 12 milioni di euro soltanto all’interno di ipermercati, supermercati e negozi LSP (Libero Servizio Piccolo). Sono gli uccelli e i roditori a farla da padrone: gli alimenti destinati agli uccelli ornamentali rappresenta il 42,1% del valore del mercato e il 50,5% dei volumi, mentre i prodotti per l’alimentazione dei roditori assorbono il 30% del valore e il 38,9% dei volumi.
Passando agli accessori, anche in questo caso si è verificata una crescita. I valori nel largo consumo hanno raggiunto i 72,8 milioni di euro, (+2,3%; mentre per i volumi si è registrato un incremento del 6,7%). Il segmento di maggior successo è stato quello dell’igiene (tappetini, assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti e altri prodotti di bellezza), con vendite per quasi 33 milioni di euro, in crescita del 14,7% rispetto all’anno precedente. In forte sviluppo anche i giochi per cani e gatti, che hanno sviluppato un giro di affari vicino ai 6 milioni di euro (+1,7%). Le lettiere per gatto, rilevate separatamente, nel 2020 hanno visto presso il canale GDO vendite per oltre 76 milioni di euro, con una crescita a valore del 3,1%.
«Poiché il pet food e le prestazioni veterinarie sono a tutti gli effetti prodotti e servizi essenziali per i proprietari degli animali d’affezione, torniamo a sollecitare una riflessione sulla possibilità di alleggerire il carico fiscale che grava sulle famiglie» ha aggiunto Ferrari. «Oggi nel nostro Paese gli alimenti per gli animali da compagnia e le prestazioni veterinarie sono gravati da un’aliquota IVA al 22%, al pari di un bene di lusso. In altri Paesi come la Germania, tenuto conto del ruolo sociale dei pet, l’aliquota IVA sugli alimenti per animali d’affezione è al 7%, meno di un terzo di quella italiana. Auspichiamo quindi la ricollocazione degli alimenti per gli animali da compagnia e delle prestazioni veterinarie nello scaglione IVA agevolata al 10%».
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