Torna a crescere il prezzo dei container: da 1.397 dollari a 4.178 in un mese sulla rotta Shaghai-Genova

by Redazione Pet B2B

Il 2024 è iniziato con i costi dei noli mare nuovamente in aumento e la situazione non sembra dare segnali di assestamento. Il quadro dei trasporti internazionali torna così a minacciare la marginalità e i prezzi al consumo, facendo temere ritardi nelle consegne e rischi rotture di stock, in maniera simile ma forse  molto più complessa rispetto al periodo della pandemia. Da fine novembre 2023 a inizio gennaio 2024, sulla rotta Shanghai-Genova il prezzo per un container è passato da 1.397 dollari a 4.178. Nello stesso periodo, le tariffe di trasporto dalla Cina a Rotterdam sono cresciute del 115%.

Nave container

Sono molteplici i fattori che determinano l’attuale evoluzione dei costi dei trasporti, a partire da un comparto caratterizzato da contratti a lungo termine vecchi e da aggiornare, con attori propensi a diventare piuttosto aggressivi, soprattutto nelle tariffe spot, per evitare catastrofiche perdite finanziarie. Pesano anche la concentrazione dei player (i tre principali carrier detengono da soli il 45% della flotta mercantile globale), la politica delle alleanze e il gigantismo navale con poche compagnie che detengono ormai il monopolio delle tratte. A questi problemi si aggiunge la congiuntura negativa degli impedimenti nel traffico nel canale di Suez, divenuto non solo pericoloso ma anche spesso impraticabile a causa del conflitto in Medio Oriente, dei frequenti attacchi alle navi cargo effettuati dai ribelli yemeniti Houthi e delle relative risposte della coalizione occidentale guidata dagli Usa.

Dal 15 gennaio si prevede oltretutto un aumento dei costi su questa tratta a carico di tutte le navi, ad eccezione di quelle che rientreranno in Asia. «Che sia  l’occasione per invertire letteralmente la rotta e iniziare a pensare all’Asia come ad un mercato anziché solo ad un’area produttiva a cui attingere?» commenta Paola Cane, Ceo e founder di Mia Solution. «Concorrono, oggi, cause nuove e imprevedibili, che si sommano a minacce conosciute e prevedibili che, come spesso accade, sono state ampiamente sottovalutate. I segnali d’allarme erano già molti, a cominciare da un comparto caratterizzato da contratti a lungo termine vecchi e da aggiornare, con vettori propensi a diventare piuttosto aggressivi, soprattutto nelle tariffe spot, per evitare perdite finanziarie». 

«Si delinea così uno scenario complesso, con problemi di difficile risoluzione e che necessariamente richiederebbe un intervento su molteplici fronti» conclude Paola Cane.  Questa crisi rischia di essere sempre più d’impatto, anche per gli importatori, retailer e consumatori italiani che hanno contribuito a rendere la regione asiatica la fabbrica del pianeta, riducendo o annullando le produzioni in loco, nonostante l’aumento dei consumi».

 

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