Intervista esclusiva a Michele Foppiani, fondatore e Ceo di Arcaplanet.
Siamo ormai alla fine del blocco che ha caratterizzato i mesi di novembre e metà dicembre. Come ne sta uscendo il mercato?
«Ci sono segnali positivi e altri invece negativi. In particolare, vedo un segnale molto preoccupante: i clienti si stanno despecializzando».
In che senso?
«Tanti pet parents sono stai costretti per mesi a rifornirsi al supermercato perché magari nel loro Comune non c’era un pet shop. Alla lunga questo crea assuefazione a prodotti di minor qualità».
Meglio o peggio del primo lockdown?
«La seconda ondata è stata decisamente peggiore. Nel primo lockdown ci era stato riconosciuto un ruolo centrale nella vendita di alimenti per i pet. E i nostri punti vendita sono rimasti aperti senza problemi. Nelle settimane scorse non è stato così. Noi abbiamo ricevuto 50 visite da parte degli organi preposti a fare controlli. E siccome le regole dei Dpcm sono state complesse e poco chiare, eravamo soggetti a interpretazioni punitive e comunque a maggiori difficoltà».
Siete stati costretti a chiudere alcuni dei vostri punti vendita?
«Nel primo fine settimana di dicembre avevamo più di 30 negozi chiusi. Ma in generale abbiamo avuto il problema di dover osservare regole che cambiavano da Comune a Comune e da Regione a Regione. E noi siamo presenti in circa 300 Comuni… È stata sottovalutata l’importanza del nostro settore. Siamo stati letteralmente abbandonati».
Cosa si sarebbe dovuto fare?
«Certamente bisognava evitare che la clientela, per non uscire dai confini del Comune, fosse costretta a comprare il pet food al supermercato. Noi specializzati dobbiamo alzare la voce e dire a chiare lettere che non si può nutrire cani e gatti solo con i prodotti da supermercato».
Come si può recuperare posizione?
«Alla politica dobbiamo ricordare che il nostro settore è una parte importante della catena agroalimentare. Questa filiera ha un valore che non può essere abbandonato solo ai supermercati. Il negozio specializzato insegna agli italiani a prendersi cura dei propri animali da compagnia. E questo è un valore da difendere. Ripeto: comprare dal supermercato non è la stessa cosa che comprare dallo specializzato. Lo specializzato valorizza la propria conoscenza al servizio della clientela».
In questa situazione, su cosa devono puntare i pet shop anche in vista del prossimo anno?
«Dobbiamo puntare, come sempre, sulle nostre principali risorse, che sono la specializzazione e l’assortimento di prodotti di qualità. Finita questa emergenza, si tornerà ad avere tempo per il dialogo tra addetti alla vendita e clienti. Durante i mesi scorsi, questa disponibilità di tempo non c’è stata: gli acquisti erano frettolosi e quindi meno consapevoli».